Pensavo che soltanto la pizza fosse in grado di recepire le peculiarità delle quattro stagioni. Oggi penso che anche la “Savani” possieda questa facoltà e il suo maestro in particolare. Vediamo come sono andate le cose il giorno 21 del corrente mese presso la villa Spalletti di Casalgrande.
Cena aziendale di Twin-Set in una location d’eccellenza. Gente elegantissima, cena raffinata a giudicare dalle dimensioni del catering e dalle composte movenze dei camerieri. Il coro attende in un saloncino dove due tecnici armeggiano attorno a coloratissime luci psichedeliche, stroboscopiche, rotanti, pulsanti.
“Qui dobbiamo cantare?” “Qui”.
Un certo disagio si diffonde tra i coristi a causa del ritardo. Alcuni gironzolano a vuoto, apatici, indifferenti, annoiati, dubbiosi. Lui, il maestro, no. Tranquillo, come sempre, sorseggia un calice con bollicine.
Verso le dieci e mezzo arriva il pubblico. Tanti ragazzi che sprizzano allegria (solo allegria?) da tutti i pori. Le luci si fanno sobrie, tranquille, soffuse.
Attacchiamo il programma di Natale. Ecco: la trasformazione darwiniana inizia. Il maestro sembra subire l’incantesimo del luogo, il fascino della giovanile presenza, sembra avvertire sulla pelle le vibrazioni del pubblico e in pochi minuti domina la situazione. Lui non è più lui. I suoi gesti si amplificano, forgiano la magia della musica, le sue mani attraggono le giovani ragazze che seguono l’onda fluente dei suoi capelli.
La magia s’allarga e conquista anche i coristi più renitenti che dalle note scritte sul copione migrano verso l’istintiva gioiosità.
Dopo un paio di canti siamo tutti affascinati dall’atmosfera che s’è creata: il pubblico batte le mani a ritmo, Paolo dirige gli entusiasmi con sapienti gesti (Sieni docet) il pubblico canta insieme a noi, scatta foto e selfie a gogò. Al termine di ogni brano scoppiano urla, applausi, gridolini, strilli, risate e clamori. Che dico? Un’apoteosi degna di un concerto rock. Le pulzelle più scatenate sono stregate dagli sguardi da basilisco del maestro. Ormai anche i coristi partecipano col corpo al trasformismo musicale magnetizzati da sorrisi d’intesa.
Il concerto termina alla grande, con vibrazioni elettriche e il gesto incandescente e conclusivo di Paolo che pare un fuoco d’artificio. Ripartono le luci sui muri. Una certa Sonia e le sue amiche di bicchiere danno vita a una danza tribale post natalizia e inglobano il buon Emilio il quale, ancora stregato, comincia a scodinzolare felice mentre il tum-pu-tum della musica parte a mille decibel e rimbomba a palla sullo stomaco. Il maestro ritrova le consuete sembianze di bravo ragazzo, tranquillo come sempre, nonostante venga inghiottito dai complimenti sublimi delle signore; i coristi escono dalla trance e si dirigono con calma verso il guardaroba.
Ecco: ho presentato l’ultima delle quattro stagioni del coro Savani, la stagione della disco-music, che va a completare la trilogia: 1)musica sacra-classica; 2)musica pop-rock; 3)musica coreutica.
La pizza dell’esultanza giovanile, gioconda e frizzante come l’estate ora è completa.